Fonte: ElectoMag
Autore: Enrico Toselli
Enasarco, il salvadanaio degli agenti di commercio, fa gola a tanti. Soprattutto a chi agente non è!
Perché un patrimonio di oltre 7 miliardi di euro non si trova tutti i giorni all’angolo di una strada.
E, dunque, le elezioni di aprile per il rinnovo dei vertici dell’ente previdenziale vede attivissime le associazioni di categoria. Sì, ma delle altre categorie.
Da un lato si tratta di un interesse legittimo, sacrosanto. Perché sono previsti due voti differenti, per gli agenti e per le mandanti. Dunque è normale che Confindustria ed Api si impegnino per tutelare i propri interessi. Idem per le associazioni dei commercianti. Però Enasarco è la cassaforte degli agenti, non delle aziende. È l’ente che eroga le pensioni e che, sempre di più, dovrà fornire servizi agli agenti ed ai loro famigliari.
Ed allora questa commistione tra Confcommercio ed agenti può suscitare qualche dubbio, qualche perplessità. Soprattutto quando viene presentata come alleanza strategica, non solo tattica. Un accordo tra le due componenti è inevitabile se si vuole gestire l’ente in modo utile. Ma nella consapevolezza che gli interessi non sempre collimano.
È sufficiente scorrere le risposte fornite dagli agenti alle indagini conoscitive condotte da Usarci per rendersi conto che le divergenze tra le due realtà non sono poche, che gli scontri non sono rari, che le cause di lavoro sono una costante.
Però, improvvisamente, a fronte di un’elezione per un ente con un solido patrimonio, i contrasti si appianano. Avanti a pacche sulle spalle, scordiamoci i contenziosi che riguardano gli agenti e proviamo a marciare insieme per conquistare la torta. Una torta ambita anche da altri, ovviamente. Altri che non sono agenti ma che vogliono ugualmente partecipare al banchetto. Altri a cui non piace la presenza di una lista che, già nel nome (Solo agenti in Enasarco), vorrebbe che l’ente previdenziale fosse gestito dagli agenti e non da chi ha poco o nulla a che fare con la categoria.