Osservatorio Usarci: agenti di commercio preoccupati per industria e sanità
Gli agenti di commercio non hanno la sfera di cristallo per vedere il futuro ma riescono a prevederlo, quello economico, sulla base degli ordinativi ed anche delle sensazioni negli incontri con i clienti. Se oggi non ci sono ordini, domani non ci sarà neppure produzione e, a seguire, non ci saranno posti di lavoro. Diventa, dunque, particolarmente interessante valutare gli umori degli agenti, sulla base delle indagine condotte dall’Osservatorio Usarci. Questa volta sul settore industriale e della salute e sanità.
Le differenze non mancano e, in alcuni casi, sono sostanziali. Perché se per entrambi i settori circa la metà degli agenti si lamenta per le condizioni imposte dalle mandanti e considerate inique, sulle provvigioni sono soprattutto gli agenti del comparto sanitario a protestare. La differenza maggiore è però sulla concorrenza dell’e-commerce: praticamente ininfluente per gli agenti dell’industria ma molto forte per la sanità. E se entrambi i settori concordano sul ruolo fondamentale degli agenti per far crescere le rispettive mandanti, gli agenti della sanità si sentono particolarmente penalizzati dalle modifiche contrattuali imposte, a differenza di ciò che avviene nell’industria dove il problema è marginale.
Ovviamente cambiano le criticità legate specificamente al settore di attività. Gli agenti di commercio che lavorano per l’industria sottolineano la crisi che sta affrontando il comparto manifatturiero. Alle prese con clienti non sempre solvibili, con la concorrenza sempre più forte dei Paesi emergenti ed ormai emersi, con l’introduzione dell’auto elettrica che penalizza alcune realtà della componentistica.
Ma l’insoddisfazione riguarda anche la slealtà di alcune mandanti che utilizzano i procacciatori dopo aver conquistato clientela grazie agli agenti. Mentre le multinazionali hanno la cattiva abitudine di scaricare costi impropri sugli agenti.
Quanto al settore sanitario, gli agenti lamentano la difficoltà di avere contatti con la clientela che, per di più, è numericamente ridotta in proporzioni ad un numero troppo elevato di venditori. A questo si aggiunge – e lo si è riscontrato anche per abbigliamento ed alimentare – una incompetenza diffusa tra le mandanti.