Cuneo, ovvero l’imbarazzo della scelta per gli agenti di commercio nonostante collegamenti indecenti

Cuneo, ovvero l’imbarazzo della scelta per gli agenti di commercio nonostante collegamenti indecenti

Electo Magazine

È la provincia piemontese economicamente più armoniosa, forse anche a livello nazionale. Riesce a far convivere, in un equilibrio quasi perfetto nonostante numeri differenti, manifattura, servizi ed agricoltura. Con un interscambio virtuoso tra i tre settori. Eppure a Cuneo non tutto va bene. Perché esistono problemi infrastrutturali che non solo non sono stati risolti ma che sono persino peggiorati o non sono neppure stati affrontati.

 

Lo scandalo dei tempi per la conclusione dell’autostrada Asti-Cuneo (infine, ora, avviata al termine), l’inadeguatezza della Torino-Savona nel tratto cuneese, l’indecenza dei tempi per il tunnel del Tenda, i sogni infranti per il Mercantour, il fantasma della Armo-Cantarana. Per coloro che, come gli agenti di commercio, hanno necessità di muoversi, non sono proprio problemi irrilevanti. Complicati ulteriormente da una viabilità ferroviaria assolutamente inadeguata. E con il paradosso della produzione di treni nello stabilimento di Savigliano.

Eppure il tessuto produttivo è vivo e presenta performance migliori rispetto alla media piemontese. Con quasi 15mila imprese femminili,  poco meno di 5mila imprese straniere e 6mila aziende guidate da giovani.

 

 

Le imprese agricole rappresentano quasi il 30% del totale, l’industria il 9%, le costruzioni oltre il 13,  il commercio il 17, il turismo il 6%, gli altri servizi il 24% con un piccolo resto di imprese non classificate. Prevalgono le imprese individuali, con un solo addetto. Ma si sta registrando, come in tutto il Piemonte, una tendenza alla crescita dimensionale ed alla costituzione di società di capitali.

Per arrivare sino ai colossi dell’imprenditoria della Granda. A partire, ovviamente, da Ferrero e dalle sue controllate che operano in diversi comparti, quasi sempre collegati con l’attività principale del gruppo dolciario. E poi Merlo, la Miroglio, i grandi marchi vincoli di proprietà locale o controllati da multinazionali. L’industria agroalimentare è quanto di più vario e spettacolare si possa immaginare. Dal grano al pomodoro, dal cardo gobbo ai formaggi di Occelli, di Biraghi, di Val Granda, di Osella, di Inalpi. E i panettoni di Balocco e Maina. E Nutkao per restare nell’alimentare.

 

Ma nella Granda c’è solo l’imbarazzo della scelta tra le aziende di successo. Dai laminati Abet ai macchinari per il vetro di Bottero, dalla logistica alla grande distribuzione organizzata, dagli impianti per il gas alla lavorazione delle carni, dalla meccanica all’automazione. In pratica c’è tutto. Alimentare, abbigliamento, innovazione. Il meglio del made in Italy in una sola provincia. Con crescente vocazione turistica tra montagne, torrenti, castelli, palazzi antichi.